Allenare il guerriero interiore: cosa significa? Significa diventare combattivi? Coraggiosi? Significa diventare forti? Impavidi? No, non necessariamente.
La metafora del guerriero è più una possibilità di coltivare le proprie virtù, che un’indole aggressiva. In epoche diverse, infatti, e in culture diverse il guerriero non era solo colui che allenava e esercitava la forza, tutt’altro: era un esempio di sintesi tra vari valori. Se osserviamo i guardiani nella Repubblica di Platone, i monaci Shaolin delle origini, i samurai dell’Hagakure e i Templari esaltati da Bernardo da Chiaravalle notiamo che questu uomini erano presi in considerazione per il loro autocontrollo, per la loro saggezza, per la loro compassione e il loro senso di giustizia.
Del resto cosa differenzia, in tutte le narrazioni, il buono dal cattivo? Non la capacità combattiva, non l’abilità nell’uso delle armi e nemmeno la forza con cui affronta la lotta, ma proprio il senso di giustizia. Perché se le prime caratteristiche sono virtù dell’efficacia, l’ultima, la giustizia, è una virtù dell’eccellenza. E mentre le prime sono a disposizione di tutti (buoni e meno buoni), una virtù dell’eccellenza appartiene solo a chi ha deciso di avere un determinato progetto di vita.
Per questa ragione credo che un workshop che unisca l’approccio del coaching umanistico alla metafora del guerriero sia utile: non solo per i punti in comune sullo sviluppo delle potenzialità che ne facilitano la veicolazione, ma soprattuto perchè credo che sia necessario passare dal paradigma del pensiero tragico al modello del pensiero epico.
Siamo immersi, continuamente, in un contesto mediatico di tipo tragico, spesso volutamente tragico che stimola, anzi iperstimola, le nostre emozioni primarie e non riusciamo a sviluppare, a causa di questa sovraesposizione emotiva, un pensiero epico che alimenti le nostre virtù. Di cosa è fatto il pensiero epico?
Di ascolto, di condivisione, di attenzione alla collettività, di giustizia! Cose che facciamo fatica a incontrare nel nostro contesto troppo allenato alla competizione e che quindi facciamo fatica a far germogliare dentro di noi!
La metafora del guerriero può sostenerci in questo passaggio dal pensiero tragico al pensiero epico, perchè se spesso il guerriero è stato eroe (solitario), martire (sacrificio) e incosciente (spartano), altrettanto spesso è stato colui che si è assunto la responsabiltà delle proprie decisioni in funzione della sua comunità e del sua vocazione.
Quindi armatevi della spada della vostra audacia, indossate il kimono della vostra curiosità e accedete in questo splendido dojo che è il coaching umanistico!
Compilate il modulo in fondo a questo link: Vi aspetto il 20 gennaio!
Interessante ..ma a Sassari Sardegna non organizzate questi corsi???
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao Silvia, sarebbe bello! Se riusciamo a creare un gruppo si potrebbe fare, perché no!
"Mi piace""Mi piace"